FOCUS APRILE: assistenza psicologica

Sin dai primi giorni del fermo forzato delle attività assistenziali di gruppo, abbiamo intensificato il contatto a distanza con i nuclei familiari assistiti e riscontrato che il sostegno psicologico telefonico e quanto pubblicato sui nostri mezzi di comunicazione on-line, possono essere immediatamente di conforto per chi si trova in difficoltà.

Sulla nostra pagina Facebook e sul nostro sito web, potete seguire alcuni consigli utili, in continuo aggiornamento.
Se desiderate prendere contatto con noi scrivete a info@fondazione-manuli.org lasciando il vostro numero di telefono: i nostri esperti vi richiameranno al più presto.

Katia Stoico, Psicologa presso Fondazione Manuli Onlus, ha raccolto alcune riflessioni durante il contatto telefonico che, quotidianamente, coltiva con i nuclei familiari assistiti. Qui di seguito il suo pensiero.

Dalle telefonate che quotidianamente ricevo, rilevo diversi stati d’animo dei caregivers di fronte all’emergenza che stiamo vivendo e desidero soffermarmi su alcuni aspetti, poche parole perché molte se ne stanno spendendo, di utili e meno utili, su tutti i mezzi di comunicazione.
Vorrei concentrarmi sull’emozione della paura.
La paura…Oggi più che mai ne siamo assaliti. Paura del virus, paura per il contagio, paura per le limitazioni a cui non siamo abituati, paura per le conseguenze che tutto ciò avrà in futuro.
La paura è un’emozione che da sempre ha salvato l’uomo dai pericoli, quindi non dobbiamo eliminarla o provare preoccupazione se la stiamo vivendo, soprattutto in questo momento. Si ha paura soprattutto dei fenomeni sconosciuti. Ma occorre che la paura sia proporzionale alla questione, né troppo poca, né troppa, altrimenti le reazioni che ne conseguono saranno inadeguate oppure esagerate. Nel caso del coronavirus ci sono persone che non rispettano le direttive perché sottovalutano la questione, oppure persone che si fanno prendere dal panico e reagiscono immobilizzandosi con reazioni esasperate.
Il coronavirus è contagioso ma, per fortuna, molte persone, pur avendo dei sintomi, restano sotto controllo medico a casa propria. Certo i casi gravi ci sono e i decessi sono molti, ma vale la pena ricordare che ciò che viene presentato dai media è soprattutto l’aggiornamento dei casi più gravi: avete mai sentito raccontare storie normali e “banali” in televisione? Quindi è chiaro che abitualmente ascoltiamo le notizie più tristi, che sono poi quelle che scatenano la nostra paura.
Il mio consiglio è quello di fidarsi e “affidarsi”: ci sono una moltitudine di persone estremamente competenti e appassionate che stanno gestendo tutti gli aspetti di questa emergenza con professionalità e instancabilità. Dal personale sanitario che si sta adoperando come non mai per aiutare le persone ammalate, anche dal punto di vista psicologico e relazionale, alle forze dell’ordine e a tutti coloro che offrono servizi di prima necessità. Stanno dando il massimo per trovare soluzioni, rischiando anche la propria salute.
In questo momento credo che concentrarsi su quello che ciascuno di noi può fare, anche solo nel non perdere la speranza e nel rendere le nostre lunghe giornate di “reclusione” un’occasione per dedicarsi di più a noi stessi e alle persone care, sia il modo migliore per contribuire all’arricchimento della nostra comunità, affinché questo tempo non sia buttato via, ma investito in un miglioramento di noi stessi e della nostra vita, singola e comunitaria.
Cosa significa questo nel nostro piccolo? Significa che, non potendo essere diciamo così “distratti dal mondo esterno”, possiamo rivolgere a noi stessi e ai nostri cari le attenzioni e l’amore. Possiamo all’interno delle nostre case rendere l’ambiente più accogliente e svolgere attività per noi stessi e per il nostro caro, che ci avvicinino maggiormente a lui e al suo mondo, per instaurare un nuovo tipo di relazione affettiva. Quante volte in passato mi sono sentita dire dai caregivers “non ho tempo di mettermi lì con lui perché le cose da fare sono tante”, forse adesso il tempo lo abbiamo e possiamo godere di piccoli momenti assieme durante lo svolgimento di attività ed esercizi utili ad entrambi, magari anche divertendoci.

Vi allego, un “Vademecum psicologico Coronavirus per i cittadini”, elaborato dal CNOP, Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, per orientare al meglio emozioni, vissuti e comportamenti rispetto al problema Covid-19. Si tratta solo di alcune indicazioni, che non sostituiscono affatto l’intervento di un professionista, ma in questo momento possono essere un contributo di riflessione“.

Katia Stoico, Psicologa