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L’esperienza dell’Alzheimer Cafè Milano è nata per combattere l’isolamento sociale, attraverso il recupero dei contatti e degli scambi interpersonali, e favorire il mantenimento di abilità e funzioni altrimenti destinate ad essere perdute, anche perché non impiegate in modo adeguato.

L’iniziativa nasce nel 1997 da un’idea del medico olandese Bère Miesen, il quale si era reso conto che, per i malati di Alzheimer, le cure erano insufficienti e che era necessario investire di più nelle terapie psicosociali. Si diffonde successivamente in altre città europee sensibili al tema, come Londra, Vienna, Parigi.

La Fondazione Manuli, consapevole delle accentuate difficoltà che i familiari dei malati incontrano in una città dispersiva quale Milano, più che nelle piccole realtà, nel 2007 ha deciso di sperimentare questo modello che si è concretizzato negli anni di attività.

E’ importante sottolineare come quello che può apparire come un “pomeriggio diverso in compagnia e serenità” sia in realtà un intervento assolutamente professionale, fatto di una progettazione, di una metodica ben precisa, di momenti di riflessione atti al miglioramento continuo; ogni fase dell’attività è pensata in funzione di determinati obiettivi e comporta un accurato lavoro di preparazione.

Gli obiettivi dell’Alzheimer Cafè Milano possono essere identificati in:

  • combattere l’isolamento favorendo il mantenimento ed il potenziamento dei contatti sociali sia per il malato che per i suoi familiari
  • riabilitare il malato e i familiari ad avere una capacità relazionale più “sana”
  • migliorare la qualità dell’assistenza mediante una formazione di esperti della materia
  • creare reti di solidarietà fra le famiglie dei malati di Alzheimer, con funzione di auto-mutuo-aiuto

Gli incontri si svolgono presso l’Istituto dei Ciechi a Milano e presso RSA Saccardo (che ringraziamo per la partecipazione unitamente al Comune di Milano), con un’accoglienza di circa 15 malati (e rispettivi familiari) ad ogni incontro.

Il programma di questi appuntamenti prevede:

  • uno spazio (creato nel contesto di un bar) ludico-ricreativo e stimolativo-riabilitativo (giochi, letture, musica, attività motorie, ecc.), per i malati di Alzheimer, mediante l’intervento di un terapista occupazionale e con il supporto di operatori e volontari per l’assistenza
  • intervento (in un locale separato dal precedente) di esperti del settore (terapista, psicologo, medico, infermiere, assistente sociale, avvocato, ecc.) che sensibilizzano e formano/informano i familiari dei malati su temi inerenti la malattia, permettendo agli stessi di avere spazi di condivisione e di scambio che fungano anche da auto-mutuo-aiuto
  • laboratori esperienziali per i care givers che possono così usufruire di varie attività al fine di ritrovare benessere durante il lungo percorso di cura del proprio caro
  • un momento comune più conviviale che apporti coesione tra i partecipanti, in un clima di empatico e di “festosità“ assaporando insieme un caffè e gustando dei pasticcini e dei biscotti, con un sottofondo musicale di intrattenimento