Benessere e sostegno per i caregivers


Grazie a un’idea di Beatrice Longoni (assistente sociale specialista e componente dell’équipe di Fondazione Manuli) e al coinvolgimento di ANUPI Educazione – Associazione Nazionale Unitaria Psicomotricisti Italiani di area socioeducativa (www.anupieducazione.it), all’interno dell’Alzheimer Cafè Milano, nell’ambito dei Laboratori Esperienziali, abbiamo introdotto la psicomotricità.
La sperimentazione, condotta da Donata Castiello (componente del comitato direttivo nazionale di ANUPI Educazione) e Velia Rinalducci (componente del comitato scientifico di ANUPI Educazione), è giunta al terzo anno: è un’esperienza significativa, un’attività di sollievo e sostegno dedicata ai curanti con lo scopo di alleviare il grave stato di stress e di disagio, una proposta per “STARE BENE INSIEME”.
Con queste parole l’iniziativa è stata presentata ai vari partecipanti, che nel tempo hanno espresso frasi e pensieri toccanti, facendoci scegliere di confermare l’esperienza e di proiettarci, con successo e soddisfazione, verso ulteriori forme del progetto.

“Qui stacchiamo la spina”; “Mi ricarico, mi sembra di tornare a respirare”; “Il rilassamento ha creato energia da dentro”; “Ho vissuto un grande senso di benessere, di piacere, di liberazione,…”.

Ecco la voce dei caregivers che ci fa ben comprendere come siano stati raggiunti gli OBIETTIVI DEL LABORATORIO: favorire il riaffermarsi di un’identità messa spesso in difficoltà dalla coesistenza con la malattia, nella condizione di sofferenza quotidiana; favorire il benessere psicofisico dei partecipanti, attraverso il riappropriarsi dell’aspetto ludico della relazione interpersonale; offrire uno spazio-tempo dedicato a se stessi, una pausa piacevole e consapevole che consenta di recuperare equilibrio ed energia.

La ritualità di base è la caratteristica del METODO: un momento iniziale di comunicazione rispetto all’attività dell’incontro; una parte centrale di gioco, in cui il ruolo delle psicomotriciste è stato inizialmente quello di stimolare i caregivers a lasciarsi andare al piacere del movimento, con il supporto di strumenti semplici come i foulard, una pallina morbida, la carta di giornale, … e man mano che il gruppo amalgamato ha tessuto la sua storia, ha accettato e rilanciato gli stimoli che venivano da ogni partecipante, spontaneamente; un tempo per il rilassamento che si è diversificato, di volta in volta, in relazione all’andamento dell’incontro; un momento finale, in cerchio, di verbalizzazione individuale sulla qualità delle esperienze vissute.

La pratica psicomotoria, anche in situazione di forte stress, è in grado di attivare emozioni e vissuti significativi per sentirsi protetti dal dolore: di consolidare relazioni che allontanano la solitudine tipica della malattia; di operare, attraverso il piacere dell’agire, un oblio temporaneo della condizione difficile, per tornare ad essa più “ricaricati” e consapevoli; di facilitare, valorizzare e rafforzare il piacere dei gesti, nell’espressività del singolo e nella risposta che il gruppo offre. L’EFFICACIA della psicomotricità in questo contesto si è realizzata grazie alla strutturazione di uno spazio e un tempo protetti per i caregivers,dove fosse possibile valorizzare le caratteristiche e le potenzialità di ognuno nel piacere dello scambio con l’altro; riconoscere e integrare nel gruppo le diverse espressività personali; promuovere il benessere comunque e in ogni caso, per alleggerire il disagio dovuto alla malattia.

Aprile 2018